Helga Schneider ha vissuto da bambina l'incubo dei bombardamenti su Berlino durante la seconda guerra mondiale. Obbligata a vivere per lunghi terribili mesi in una cantina priva di luce e di aria, insieme alla matrigna e al fratellino, con altre persone e nell'assenza di tutto: cibo, acqua, gas, medicine. Nonostante la drammaticità dei fatti riportati, la freschezza del racconto sembra proprio quella di una bambina che in mezzo alla distruzione, alla morte e alla rovina, riesce ancora a godere di un raggio di sole. Anche se Helga non si sente amata dalla matrigna che le preferisce il fratello Peter, ha nel saggio e affettuoso nonno una figura di riferimento. L'ombra della madre di Helga, che ha abbandonato i figli per dedicarsi completamente al suo lavoro nelle SS, aleggia nel racconto, non compresa e desiderata, perché anche il padre è assente, al fronte. L'agonia di Berlino si conclude con la sua caduta e l'arrivo dei russi, ma libertà e sicurezza sono ancora lontane, visto che alcuni soldai russi rubano e stuprano. Lentamente la città ritornerà a vivere, anche se sembra incredibile che possa essere risorta da una tale assoluta desolazione.
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