Questa raccolta della Munro mi è sembrata la più dura, tra le sue. Racconti che lasciano disorientati, amareggiati, allibiti, delusi. Ma lo stile è quello limpido di sempre, le atmosfere, i personaggi disegnati con la consueta precisione fin nei minimi, significativi dettagli.
In 'Amundsen', una giovane insegnante al suo primo incarico si trova a lavorare in un sanatorio: i suoi piccoli allievi non devono stancarsi troppo e si assentano spesso dalle lezioni se le loro condizioni peggiorano. Immerso in un ambiente naturale di grande bellezza, il sanatorio è però un luogo dove il dolore è di casa, e le vittime sono bambini. Sola, ingenua e timida, l'insegnante finisce per andare a letto con il responsabile medico del sanatorio che dice di volerla sposare, anche se in gran segreto e al riparo da sguardi indiscreti...
In 'Corrie', la protagonista ha una relazione con un uomo sposato: il suo amante viene ricattato da una cameriera che minaccia di rovinarlo, raccontando tutto alla moglie di lui. Corrie passa regolarmente al suo amante una somma di denaro destinata a comprare il silenzio della ricattatrice fino a quando la donna muore. Inizialmente sollevata dalla fine del ricatto, allo stesso tempo Corrie ha un'illuminazione che le fa capire la squallida verità lasciandola annichilita.
Al termine della raccolta, quattro brevi racconti parzialmente autobiografici di cui l'ultimo, 'Uscirne vivi', da il titolo al libro e si conclude così: "...Di certe cose diciamo che non si possono perdonare, o che non ce lo perdoneremo mai. E invece poi lo facciamo, lo facciamo di continuo."
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