Manuela è un maresciallo dell'esercito, che in Afghanistan ha comandato un plotone di trenta uomini. Pochi giorni prima della fine della missione e del rientro in Italia è stata gravemente ferita in un attentato in cui sono morti tre suoi uomini e amici. Per curarsi dalle ferite nel corpo e nell'anima torna in famiglia, a Ladispoli. In casa sono tutte donne: la nonna, la madre, la sorella, la nipote. Manuela si sente sola: nell'albergo di fronte alla sua palazzina, un solitario cliente si attarda a fumare la sera, proprio come lei. Una mattina lo incrocia sulla spiaggia, e le loro due solitudini finiscono per sovrapporsi; ma Mattia è molto riservato, sembra anche lui alle prese con un passato pesante. Manuela di notte ha gli incubi, urla, vomita; si sente addosso un'aggressività insostenibile, che un giorno si scatena, sotto gli occhi sbalorditi di Mattia. E' la sindrome da stress post-traumatico, che Manuela si porta addosso insieme a tutte le altre cicatrici che quella terra aspra e immutabile, l'Afghanistan, le ha lasciato.
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