Edoardo Nesi racconta la storia della crisi che ha sconvolto il distretto del tessile di Prato: subentrato al padre e allo zio nella guida dell'impresa di famiglia, dopo alcuni anni si trova costretto a vendere. E' il 2004, e ancora la crisi non ha cominciato a mordere; Nesi pensa di potersi dedicare interamente alla scrittura, campo in cui ha già avuto dei riconoscimenti. Assiste impotente e arrabbiato al progressivo esaurirsi dell'attività produttiva nella sua città: a nessuno interessano più i tessuti pregiati che hanno fatto la fama di Prato, l'unica determinante è il prezzo, che deve essere il più basso possibile. I politici italiani e europei non fanno niente per tutelare e promuovere un prodotto che non può essere svenduto per la sua elevata qualità che ne fa un'eccellenza da difendere contro la concorrenza, in particolare quella cinese. A Prato una numerosissima comunità cinese vive e lavora da molti anni; l'autore assiste a un'irruzione in una fabbrica clandestina, e non può non provare pena per questi schiavi moderni, che vivono e lavorano nascosti in ambienti sporchi e malsani, e che con ogni probabilità sono comunque contenti di essere fuggiti da una realtà ancora peggiore.
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